Buonasera cari lettori,
finalmente riesco a proporvi la recensione de "L'amico immaginario". Ero sicuro di riuscire a pubblicarla settimana scorsa, ma, alla fine, non ho avuto abbastanza tempo e l'ho finita nel weekend. Ora ho cambiato qualche piccolo dettaglio ed eccoci qua. :D
Autore: Matthew Dicks
Genere: Narrativa
Data di pubblicazione: 19/09/2012
Pagine: 384
Editore: Giunti
Collana: A
Prezzo: 5,90
Trama:
Trama:
Per Max vivere è una faccenda piuttosto complicata: va in tilt se deve
scegliere tra due colori, non sopporta il minimo cambio di programma,
detesta essere toccato, persino da sua madre che vorrebbe abbracciarlo
molto di più. Del resto ha nove anni ed è un bambino autistico. Per
fortuna c'è Budo, il suo invisibile e meraviglioso amico immaginario che
non lo abbandona mai e da molto vicino ci racconta la sua storia.
Finché un giorno accade qualcosa di terribile: Budo vede Max uscire nel
cortile della scuola e sparire nell'auto della signora Patterson, la
maestra di sostegno. Lo chiama, gli intima di fermarsi, lo rincorre, ma è
tutto inutile. L'auto sfreccia via e per la prima volta Budo è solo. Da
quel momento, di Max non si hanno più notizie. E quando a scuola arriva
la polizia per interrogare gli insegnanti, Budo è l'unico a sapere con
certezza che la signora Patterson non sta dicendo la verità . Ma nessuno
al mondo può sentire le sue parole, nessuno, tranne il suo amico
scomparso... Dov'è finito Max? Che cosa può fare Budo per risolvere un
mistero più grande di lui e riaverlo con sé?
Il mio pensiero:
Ho scoperto questo libro navigando su uno dei blog che seguo e sono rimasto incuriosito dalla narrazione dal punto di vista di un amico immaginario. Il protagonista è infatti Budo, il compagno di giochi immaginario di Max, un bambino autistico. Quest'ultimo non riesce a relazionarsi normalmente con il mondo esterno perchè...
Budo lo aiuta quindi nelle scelte, lo guarda giocare, lo aiuta nei momenti di difficoltà , ma niente di più perchè Max è l'unica persona reale che può vederlo. Scopriamo, infatti, che tutti gli amici creati dall'immaginazione dei bambini si possono vedere, parlare, abbracciarsi, picchiarsi... Si raggiunge però un punto critico quando Max viene rapito e Budo è l'unico a sapere chi è stato, ma ovviamente non può dirlo a nessuno.
Essendo stato Budo creato dalla mente di un bambino, le sue conoscenze del mondo e il suo linguaggio sono piuttosto limitato. Il testo si presenta, infatti, molto semplice e vi sono parecchie ripetizioni (assolutamente volute dall'autore per evidenziare questo tratto di innocenza infantile). La scelta, a mio avviso, è stata molto azzardata e sono convinto che ad alcuni sarà pesata molto. Questa lettura non è stata però tutta rose e fiori: ad un certo punto del libro mi sono chiesto "Cos'altro avrà mai l'autore da dire in altre 100 pagine?". Non che sia una lettura troppo impegnativa, ma talvolta si perde un po' via. Altro fattore che mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca è stata la caratterizzazione dei personaggi in quanto gli unici ad essere veramente delineati sono Budo e Max (sebbene io avrei approfondito un po' di più il bambino). Gli altri, al contrario, risultano come delle comparse un po' sfuocate che il lettore può conoscere parzialmente via via che prosegue nella lettura, senza mai poter affermare di conoscerli veramente.
Il libro è davvero toccante, ma ciò che commuove di più è il rapporto tra i due protagonisti che, attraverso gioie, spensieratezza e paura, porta entrambi a crescere e ad andare avanti.
Vi confesso che mi aspettavo un altro genere di libro: credevo fosse molto più incentrato sulla condizione del bambino e che trattasse maggior mente il problema dell'autismo, mentre, al contrario, l'autore non se ne preoccupa. Ci trasmette, infatti, questo desiderio attraverso le parole del protagonista.
"Max vive tutto dentro, mentre gli altri vivono tutto fuori.
E'questo che lo rende tanto diverso.
Max non ha un fuori, Max è tutto dentro."
E'questo che lo rende tanto diverso.
Max non ha un fuori, Max è tutto dentro."
Essendo stato Budo creato dalla mente di un bambino, le sue conoscenze del mondo e il suo linguaggio sono piuttosto limitato. Il testo si presenta, infatti, molto semplice e vi sono parecchie ripetizioni (assolutamente volute dall'autore per evidenziare questo tratto di innocenza infantile). La scelta, a mio avviso, è stata molto azzardata e sono convinto che ad alcuni sarà pesata molto. Questa lettura non è stata però tutta rose e fiori: ad un certo punto del libro mi sono chiesto "Cos'altro avrà mai l'autore da dire in altre 100 pagine?". Non che sia una lettura troppo impegnativa, ma talvolta si perde un po' via. Altro fattore che mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca è stata la caratterizzazione dei personaggi in quanto gli unici ad essere veramente delineati sono Budo e Max (sebbene io avrei approfondito un po' di più il bambino). Gli altri, al contrario, risultano come delle comparse un po' sfuocate che il lettore può conoscere parzialmente via via che prosegue nella lettura, senza mai poter affermare di conoscerli veramente.
Il libro è davvero toccante, ma ciò che commuove di più è il rapporto tra i due protagonisti che, attraverso gioie, spensieratezza e paura, porta entrambi a crescere e ad andare avanti.
Vi confesso che mi aspettavo un altro genere di libro: credevo fosse molto più incentrato sulla condizione del bambino e che trattasse maggior mente il problema dell'autismo, mentre, al contrario, l'autore non se ne preoccupa. Ci trasmette, infatti, questo desiderio attraverso le parole del protagonista.
"Non serve etichettarlo.
Non ha importanza che cos'ha.
Quello che conta è che va aiutato."
Non ha importanza che cos'ha.
Quello che conta è che va aiutato."
Il libro si orienta, infatti, su altri temi, ma non sono rimasto deluso da questa scelta. Ho trovato, invece, altri spunti di riflessione. Per esempio, l'autore cerca di far comprendere che non sempre tutto è come appare e, sebbene talvolta ci sembri che le persone siano buone e dolci come lo potrebbe essere una maestra di sostegno, in realtà , dietro a queste maschere vi sono dei mostri.
"I mostri sono una brutta cosa,ma i mostri che non camminano e non parlano come mostri sono ancora peggio."
Altro tema costante nella vita di entrambi è la paura di crescere: Budo non vuole scoparire e Max non ama i cambiamenti. Più volte, infatti, i due si ritrovano a riflettere sul voler lasciare che le cose seguano il loro corso, senza fare niente per cambiarle perchè questo vorrebbe dire dover affrontare le difficoltà , pagando anche un caro prezzo. Si tratta, infatti, anche di un elogio all'amicizia nell'accezione più nobile possibile: il sacrificio.
Voto:
Ora sono interessato alle vostre opinioni: chi ha letto questo libro? Cosa ne pensate? Quanti di voi stanno ripensando al propio amico immaginario?
E' nella mia libreria da un po'! Devo leggerlo prima o poi! :)
RispondiEliminaAllora ti consiglio di leggerlo al più presto perchè secondo me merita.
EliminaMi hai davvero incuriosito con questo libro. Molti da piccoli hanno avuto il loro amico immaginario, io personalmente non mi ricordo di averlo avuto ma alcune persone a me care sì. La trovo una bella cosa. Tutti a un certo punto abbiamo paura di crescere ma purtroppo non siamo Peter Pan e dopotutto ci sono cose meravigliose anche nell'età adulta :) A quanto pare è un libro molto realistico e riflessivo che leggerò sicuramente.
RispondiEliminaHai colto a pieno il messaggio e non vedo l'ora tu lo legga per scoprire le tue opinioni in merito.
EliminaL'ho letto anch'io e per un po' mi sono sentita in colpa... la mia amica immaginaria è durata un pomeriggio.
RispondiEliminaAhahaha, hai ragione anche il mio ha avuto vita breve.. :D
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