Recensione La Pianista di Auschwitz

Buon Martedì lettori,
quest'oggi vorrei finalmente parlarvi più approfonditamente di un libro che ho letto verso la fine di Gennaio e che mi ha offerto interessanti spunti di riflessioni, facendomi desiderare di leggere altri libri di questo genere per ritrovare la stessa verità e le stesse emozioni scaturite da queste parole.

Titolo: La Pianista di Auschwitz
Autore: Suzy Zail
Genere: Storico
Data di pubblicazione: 14 Gennaio 2016
Pagine: 252
Casa editrice: Newton Compton
Collana: Nuova Narrativa Newton
Prezzo: 9,90 € cartaceo; 4,99 ebook
Link: Amazon
Hanna è una quindicenne cresciuta in una famiglia ebrea della media borghesia ungherese e una pianista di talento. Ma quando la città in cui vive viene rastrellata, dovrà conoscere insieme ai suoi cari gli orrori del campo di concentramento. Sua madre impazzirà dopo essere stata separata dal marito e sua sorella Erika morirà d’inedia. Hanna rimarrà così da sola ad affrontare un luogo agghiacciante e brutale come Auschwitz. Un giorno, però, le viene offerta la possibilità di suonare il pianoforte di fronte al comandante del lager, una scelta sofferta per la povera Hanna. Ma, una volta entrata nella villa del nazista, conoscerà uno dei suoi figli, Karl, ragazzo affascinante che sembra rinnegare la vita dello spietato padre. Di primo acchito, Hanna non potrà far a meno di odiarlo con tutta se stessa. Eppure, man mano che passano i mesi, un altro sentimento per il giovane Karl si farà strada nel suo cuore…
Il mio pensiero:
Paradossalmente i libri più belli, sono quelli più difficili da recensire. Ogni volta cerco di riprodurre nel mio post le sensazioni che la lettura mi ha donato, senza accorgermi che ciò è impossibile. C'è solo un modo per riprodurle perfettamente: leggere il libro. Anche parlare dell'Olocausto è estremamente difficile, è uno di quei temi di cui nessuno vorrebbe parlare, ma su cui tutti vorrebbero leggere. La paura più grande è sempre quella di non riuscire a comprendere veramente gli eventi e la sofferenza di chi ha vissuto questi tragici momenti. 
Suzy Zail si trova in questo sicuramente un passo avanti a me in questo: attraverso alcune testimonianze (principalmente quella del padre), è riuscita a costruire una vicenda che riesce a informare, emozionare, coinvolgere, senza avere la pretesa di scaturire empatia nel lettore. Non vi ho trovato elementi che mi forzassero ad amare il libro in virtù del tema trattato. 
Lo stile dell'autrice è diretto, senza fronzoli. Assistiamo alla storia con gli occhi di Hanna, questa ragazza quindicenne che, improvvisamente, vede sfumare la possibilità di seguire le orme di Clara Shumann e suonare a Budapest. La lettera che la informava del posto che aveva ottenuto nell'offerta diventa nel giro di pochi giorni carta straccia: per la madre della ragazza quei fogli sono tutto, per i soldati tedeschi l'illusione di chi non ha ancora compreso la sua sorte.

Imparai che essere solidali era da deboli e la brutalità una virtù, in quel mondo alla rovescia.

Il personaggio di Hanna è certamente il più affascinante. Fin da subito sa che dovrà affrontare una dura realtà e abbandonare le sue speranze, in favore di una preoccupazione per la sua famiglia. Il padre, la madre, la sorella Erika. Queste sono ora le sue priorità. Con coraggio e forza, decide di affrontare la vita nel campo di concentramento di Birkenau. Quando si crea poi la possibilità di poter suonare per il comandante, Hanna si fa subito avanti nella speranza che potrà in tal modo aiutare i suoi cari a resistere più a lungo. La situazione è delle peggiori, ma Hanna non cede, continua a lottare. Aggrappandosi più volte all'unico brandello della sua vecchia vita che è riuscita a portare con sé, ossia un tasto del pianoforte della sua casa, affronta la fame, l'indifferenza, il freddo e la solitudine. 


Non c’era vergogna nel desiderio di cavarsela. Non volevo morire. Avevo a malapena iniziato a vivere. Volevo continuare a vivere e volevo continuare a suonare il pianoforte.

Il suo nuovo lavoro le permette per diverse ore al giorno di rifugiarsi in quello che da sempre è stato il suo mondo, la musica. Non più torture o maltrattamenti, odio e disprezzo, solo tasti bianchi e neri. E le note. Le note che producono una melodia che l'avvolge e la protegge. Deve sottostare agli ordini e ai voleri di un uomo irascibile, ma negli attimi in cui questo non è in casa, ha a disposizione uno degli oggetti più preziosi: un pianoforte.


In mezzo alla crudeltà e agli orrori, troviamo poi un fiore di straordinaria bellezza: l'amore. Sembrerebbe impossibile, forse sbagliato, che proprio in quel luogo ci sia un sentimento così puro. Eppure proprio a pochi passi da un teatro di malvagità, Hanna conosce Karl. All'inizio non sembra esserci un rapporto, solo l'indifferenza che caratterizza lo sguardo dei tedeschi verso gli ebrei. Pian piano però la ragazza si accorge che quel ragazzo nascosto dietro a un libro, non è mai stato indifferente e che soprattutto non ha mai chiuso gli occhi, ma, al contrario, si è sempre dato da fare affinché in molti sopravvivessero. L'interesse che poi dimostra verso quella ragazza con la testa rasata e che nessuno sembrava notare è un qualcosa di toccante e commovente. Si tratta di un sentimento potente, rischioso che infonde nuova gioia in un cuore privato di qualsiasi emozione. La scelta di mostrare questo lato oltre il filo spinato aumenta ulteriormente il livello di questo libro e cerca di insegnare a non fare di tutta l'erba un fascio, a trovare la luce anche nell'ombra.


Non mi vergogno di ciò che sono, avrei voluto dirgli. Sono orgogliosa di essere un’ebrea. Vivo dietro quel filo spinato insieme a filosofi, scienziati, artisti e insegnati, a zingari, poeti e compositori. Tu vivi in una casa piena di odio. 

La scorrevolezza di questo libro è proporzionale alla narrazione. Dapprima più lento, il ritmo diventa più serrato negli atti finali, in cui il lettore si trova a divorare capitoli e capitoli pur di scoprire la sorte che toccherà ad Hanna e Karl, ad Erika e ai genitori. Il finale mi ha abbastanza sorpreso e colpito. Non mi ha però fatto provare una mancanza, anzi credo che la vicenda non sarebbe potuta finire in un altro modo. Ho pensato più volte ai personaggi e alla storia dopo aver terminato il libro. In queste 250 pagine sono passato dalla rabbia alla solidarietà, dallo stupore alla commozione. Trovo però questo scritto straordinariamente positivo: nonostante tutti gli orrori e i mali subiti, Hanna non si lascia sconfiggere. Combattere, amare e sognare anche nei momenti più tristi è ciò che ci rende umani. L'obiettivo tedesco: era appunto quello di spersonalizzare gli ebrei, privarli di tutto ciò che erano. Capelli e vestiti erano l'inizio, ma erano gli amori e gli affetti a dover cedere per mettere fine a un'esistenza. Continuando ad essere, Hanna riconquista passo per passo la sua libertà. Lotta per un cielo di nuovo pieno di stelle, per un pasto in compagnia della sorella, per la possibilità di far risuonare le note del suo pianoforte e riempire le strade della sua melodia.

Voto:


3 commenti:

  1. Bellissima recensione, complimenti ^^
    Questo libro è entrato nella mia wishlist appena l'ho visto e spero di leggerlo presto.
    Dopo tante recensioni positive, tua compresa, le mie aspettative sono alte! :)

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  2. Mi è piaciuta molto la tua recensione: questo è un romanzo che vorrei leggere, perciò l'ho letta con molto interesse!

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  3. ciao
    una bella recensione. Ho messo questo libro tra i libri da scegliere da leggere. http://robbyroby.blogspot.it/2016/02/libro-da-leggere-2.html

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